Per i dieci imputati, tra i quali l'ex dirigente dell'Ufficio Tecnico Pezzolla, il reato si è prescritto
MONOPOLI (Bari) - Né assoluzioni, né condanne per i dieci imputati monopolitani accusati di lottizzazione abusiva in via Amleto Pesce. Il giudice del Tribunale di Monopoli, Valentino Lenoci, ha dichiarato prescritto il reato di contravvenzione contestato a loro carico poiché sono trascorsi più di 4 anni e mezzo dal giorno in cui è cominciata a decorrere la prescrizione (16 maggio 2005), scaduta il 16 novembre 2009. Negata anche la confisca dei terreni e degli immobili costruiti in quella zona.
Una brutta giornata per il dott. Giuseppe Galiano, parte civile nel processo penale, che aveva chiesto, tramite il suo avvocato Giuseppe Sardano, la condanna di tutti gli imputati a due anni di reclusione e 30mila euro di ammenda ciascuno, oltre alla confisca dei beni. In primis di Giuseppe Pezzolla, ex dirigente dell'Ufficio Tecnico di Monopoli, seguito a ruota da una "cordata di imprenditori": Dario Licci, Rosa Piccinno, Cosimo Palmirotta, Antonio Termite, Nicoletta e Giovanni Antonacci, Giorgio Marzolla, Cosmo e Giuseppe De Marco. Poiché, come più volte ribadito proprio da Sardano nell'ultima udienza, "con la lottizzazione è stato compiuto un illecito nei confronti di Galiano e l'ing. Pezzolla – più degli altri imputati - è stato il principale responsabile, poiché ha manipolato quel Consiglio comunale dove veniva approvato il piano di lottizzazione, definito dal Consiglio di Stato illegittimo. C'è stata una regia tecnica, nella preparazione di atti, che di volta in volta sono andati a sanare vizi insanabili alla luce di sentenze del Consiglio di stato".
L'illegittimità vantata da Galiano è legata al fatto che la lottizzazione di via Amleto Pesce non ha tenuto conto del comparto minimo consentito, cioè di quell'area circondata da strade esistenti o previste dal Prg. Concretamente, la cordata di imprenditori, costruendo gli appartamenti, ha sviluppato una volumetria maggiore di quella ammissibile, a causa di una non corretta applicazione dell'indice di fabbricazione, sottraendo così a Galiano 30mila metri cubi di volumetria, che si è ridotta al 4%. Lo stesso pubblico ministero De Maria ha più volte sottolineato, durante la requisitoria, la notevole responsabilità dell'Amministrazione: "Sono stati commessi macroscopici illeciti da chi aveva dato le concessioni edilizie, la logica del sindaco dell'epoca è stata smentita quando il Consiglio di Stato ha nominato un soggetto diverso (commissario ad Acta) per risolvere la questione". I cinque avvocati di parte presenti in aula, Alessandro Dello Russo, Carmelo Piccolo, Massimo Mastronardo, Salvatore Baldassarre e Angelo Lamanna hanno per tutti chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste. Nella lunga requisitoria, soprattutto l'avv. Dello Russo ha messo in evidenza quanto Sardano – a suo dire - si sia sbagliato: "In primo luogo va detto che tutti gli imputati sono persone oneste, e che quanto affermato da Sardano e dal Pm è facilmente contestabile sulla base di alcuni aspetti essenziali: non si è compiuto alcun atto illegittimo, poiché il comparto esiste in quanto inglobato nel PPA; che la sentenza del Consiglio di Stato non avrebbe tenuto conto della vera consistenza dei luoghi, dunque a suo dire i giudici si sarebbero sbagliati; e che pur dimostrando l'innocenza di questi, sta di fatto che ormai il reato è prescritto". Così la lentezza della giustizia ha vinto sulla stessa giustizia.
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LA DIFESA: "NESSUNA OSTRUZIONE"
Le dichiarazioni degli avvocati Sardano, Baldassarre, Mastronardo dopo la sentenza
"Per me non è una sconfitta anzi è una vittoria – ha detto l'avvocato Sardano subito dopo la sentenza – il giudice non ha detto che sono innocenti, poiché non c'erano elementi utili che gli permettesse di assolverli, altrimenti l'avrebbe fatto. Purtroppo i tempi della giustizia sono quelli che sono. Adesso farò ricorso in sede civile per ottenere il risarcimento dei danni subiti da Galiano proprio a causa della lungaggine del processo". Di altro parere l'avvocato Baldassarre che ha detto: "Qui non ci sono né vinti, né vincitori poiché il reato da giudicare si è prescritto in quattro anni e mezzo e in questo lasso di tempo, fino ad oggi, nessuno degli avvocati della difesa ha mai chiesto un rinvio per ritardare forzatamente il processo, anzi abbiamo rinunciato ad attività di istruttoria dibattimentale. Questo va precisato: nessuna ostruzione da parte nostra". "Il nostro obiettivo – ha aggiunto l'avv. Mastronardo – è stato quello di far emergere la verità, ciò nell'interesse dei nostri clienti e soprattutto dei proprietari degli immobili che temevano la confisca della propria casa. La stessa negazione di questa richiesta da parte del giudice ci deve far pensare a quanto non legittime fossero le richieste dell'altra parte. Certo non sono stati assolti, ma non sono stati nemmeno condannati".
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In via eccezionale pubblico notizia relativa al territorio di Monopoli poichè trattasi di una sentenza molto attesa a Sud di Bari
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